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Kodo Sawaki Roshi
 
Kodo Sawaki Roshi (1880-1965)
 
Ultimo di sette fratelli, di cui tre deceduti nell'infanzia, ricevette dai genitori il nome di Tada Saikichi. Il padre, Sōtaro, si guadagnava da vivere riparando risciò. All'età di quattro anni rimase orfano di madre. Tre anni dopo anche suo padre morì. Fu quindi accolto nella casa di uno zio, non vi rimase che pochi mesi: anche lo zio morì poco dopo. Fu allora adottato da Bunkichi Sawaki, di cui prese il cognome, un giocatore d'azzardo professionista che svolgeva varie attività illegali. La sua casa era in un vicolo del quartiere delle prostitute ed utilizzava il piccolo Saikichi come vedetta per non essere sorpreso dalla polizia. Nel 1892 ottenne la licenza elementare.

Nel 1896 venne accolto nel monastero Eihei-ji in cui si era recato con il desiderio di divenire monaco buddista. Nel 1897 fu ordinato monaco da Sawada Kōhō, abate del tempio Sōshin-ji, ad Amakusa nel Giappone meridionale, ricevendo il nome Kōdō. Per due anni praticò e studiò con il maestro Sawada.
Nel 1899 si recò a Kyōto e vi risiedette un anno praticando lo zazen con Fueoka Ryōun.

Nel 1900 venne chiamato alle armi ed in seguito mandato a combattere sul fronte russo-giapponese, venendo decorato per il suo coraggio. Ferito gravemente (ebbe il collo trapassato da un colpo di fucile), nel 1904 tornò convalescente in Giappone ma invece delle cure necessarie trovò una situazione drammatica: sua madre adottiva, già prostituta alcolizzata, era completamente uscita di senno e viveva legata ad un letto, mentre il padre adottivo, malato ed in miseria, lo aggredì immediatamente pretendendo da lui del denaro. L'anno successivo venne nuovamente inviato in Cina, ancora in fanteria, dove rimase sul fronte sino alla fine della guerra nel 1906.
Nel 1908 iniziò lo studio delle dottrine Yogācāra (yuishiki) sotto la guida di Saeki Jōin nel monastero Hōryu-ji presso Nara. Risiedette in quel tempio sino al 1912, anno in cui divenne tanto (istruttore dei monaci) presso il monastero Yōsen-ji, nella città di Matsusaka (prefettura di Mie).
Nel 1913 incontrò Oka Sōtan (1890–1921), abate di Daiji-ji poi, per tre anni, visse da solo, dedicando tutto il suo tempo unicamente allo zazen ed alla questua in un piccolo tempio di Nara chiamato Jōfuku-ji.

Nel 1916, chiamato da Sōtan rōshi, si stabilì nel monastero Daiji-ji con il ruolo di kōshi (espositore della dottrina). La sua fama si diffuse e molti studenti delle scuole superiori incominciarono con lui a praticare lo zazen.
Iniziò quindi a viaggiare per tutto il Giappone tenendo conferenze ed organizzando ritiri nei quali lo zazen veniva praticato per l’intera giornata e per più giorni consecutivi. Il suo peregrinare, da lui stesso definito idō sorin, il monastero itinerante, durerà quarant'anni, guadagnandogli il soprannome di Kōdō-senza-casa (Yadonashi Kōdō) .

Nel 1935 fu incaricato (unico caso nella Storia giapponese per una persona provvista della sola licenza elementare) professore di "letteratura zen" e di "pratica dello zazen" all' Università buddhista Komazawa.

Nello stesso periodo accettò anche il ruolo di godō, supervisore della pratica, nel monastero Sōji-ji che, assieme ad Eihei-ji, era il monastero più grande e rappresentativo della scuola Sōtō.
Nel 1940, lasciato il suo incarico al Sōjiji, fondò un centro per la pratica dello zazen, chiamato "Tengyō Zen-en" nella prefettura di Tochighi. Nello stesso periodo fondò anche i luoghi di pratica "Shiseiryo" e "Muijō-sanzen-dōjō" a Tōkyō.

Nel 1949, a Kyōto, in un vecchio tempio in disuso chiamato Antai-ji, fondò il centro per la pratica e lo studio dello zazen chiamato Shichikurin Sanzen Dōjō assieme al discepolo -e futuro successore- Uchiyama Kōshō e all'altro discepolo Yokoyama Sodō.

Nel 1963, l’età non gli consentì più i continui spostamenti compiuti sino a quel momento: lasciò quindi l’incarico all'Università Komazawa e ritirandosi ad Antai-ji, dove morì il 21 dicembre 1965.
Di sé disse: «Vorrei essere ricordato come quel tale che ha sprecato tutta la sua vita nel fare zazen».
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